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mercoledì 23 marzo 2011

sperimentazione IDA

sperimentazione blog Iparte

giovedì 24 febbraio 2011

Profili tecnologici

Massimiano Bucchi sintetizza magistralmente un’indagine statistica autorevole sulle abitudini tecnologiche della gens italica (dal Nova de Ilsole24ore di oggi).

Tecnoludico

Possiede numerosi oggetti tecnologici che usa soprattutto per svago come console per videogiochi e lettore mp3. Tuttavia a parte il cellulare e il lettore mp3 non porta abitualmente con sé quasi nulla. È un utilizzatore assiduo dei social network. Davanti a un nuovo dispositivo impara a usarlo utonomamente per tentativi. Esprime giudizi più positivi della media sull impatto benefico dei settori innovativi ma lo caratterizza una certa perplessità sull attendibilità dell informazione in rete soprattutto su temi connessi alla salute un dato probabilmente legato al fatto che identifica web e tecnologie digitali soprattutto come ambito di intrattenimento e di socialità. Molto giovane nella fascia tra i 15 e i 29 anni e prevalentemente di genere femminile, rappresenta il 14,9 del campione. È il più vicino a ciò che si intende come «nativo digitale».

Tecnofilo professionale                                                  

Possiede diversi oggetti tecnologici che porta quotidianamente con sé per motivi di lavoro soprattutto pc portatile smartphone netbook e chiavetta usb. È iscritto ai social network ma non li usa assiduamente. Usa spesso internet per consultare siti su scienza e tecnologia e visita frequentemente forum e blog online per imparare a usare i nuovi oggetti tecnologici che acquista. Giudica più positivamente della media l’impatto di innovazioni in settori quali internet biotecnologie nanotecnologie e in misura meno accentuata energia nucleare. È meno preoccupato per potenziali rischi per la salute connessi all uso di telefoni cellulari e reti wireless. Dà un giudizio molto severo sul fatto che in Italia non si presti abbastanza attenzione all innovazione. Prevalentemente maschio molto istruito nella fascia tra i 30 e i 44 anni rappresenta il 26,6 del campione.

Tecnoescluso

Non possiede alcun dispositivo a eccezione del cellulare. Di fronte a un nuovo oggetto tecnologico non è autonomo ma deve sempre chiedere aiuto a conoscenti più esperti. Non usa mai o molto di rado internet e spesso non sa che cosa siano i social network. È molto preoccupato per gli eventuali pericoli che telefonini e reti wireless potrebbero arrecare alla salute e giudica molto più negativamente della media l impatto di tutti i settori tecnologici compreso internet. Gli è estranea la preoccupazione che l Italia possa essere penalizzata da un insufficiente attenzione ai temi dell innovazione. Incarna il «ritardo digitale» italiano in un paese con il terzo consumo medio più elevato di tv dell Ocse dopo Usa e Grecia oltre 4 ore al giorno. Composto prevalentemente da donne con un età media intorno ai 60 anni e basso livello di istruzione. Rappresenta il 39,1 del campione.

Tecnomoderato

Ha a disposizione un discreto armamentario tecnologico soprattutto pc portatile e navigatore satellitare oltre al telefono cellulare ma raramente porta con sé altri device oltre al telefonino. Usa il web soprattutto come risorsa informativa anche se non disdegna i social network che però giudica più spesso della media responsabili di relazioni superficiali. È l unico che di fronte a un nuovo dispositivo privilegia la consultazione di manuali e istruzioni del produttore. È leggermente più sensibile dei primi due tipi ai potenziali rischi per la salute di reti wireless e telefonia mobile. Giudica positivamente l impatto di internet ma è meno ottimista sulle implicazioni di settori quali le biotecnologie e l’energia nucleare. Non ha un profilo di genere marcato l età media è intorno ai 40 anni e il livello di istruzione elevato. Rappresenta il 19,4 del campione.

domenica 20 febbraio 2011

Tecnologia educativa


Il fatto che una adeguata padronanza delle tecnologie educative faccia parte del bagaglio di competenze necessarie ad ogni insegnante è un’idea ormai abbastanza accettata e condivisa, anche se in pratica raramente viene rispecchiata dalla realtà. Invece volevo porre l’attenzione su un altro aspetto.

Si tratta dell’ingresso delle tecnologie educative oltre che nell’orizzonte degli strumenti didattici anche in quello del curricolo. Infatti le Indicazioni Nazionali del 2007 (Fioroni) fanno riferimento esplicito a questo “campo disciplinare”, suggerendo che la Scuola non solo debba impiegare questi strumenti (è l’invito è ovviamente trasversale a tutte le discipline) ma ne debba anche approfondire il significato, problematizzare il funzionamento, indagare le potenzialità e i rischi.

Nella sezione dedicata alla disciplina Tecnologia si legge infatti: “la tecnologia esplora le potenzialità dell'informatica (in senso lato) come strumento culturale transdisciplinare che introduce nuove dimensioni e nuove possibilità nella realizzazione, nella comunicazione e nel controllo di ogni tipo di lavoro umano, compreso l'insegnamento / apprendimento di tutte le discipline (matematico-scientifiche e non).

E’ quindi soprattutto all’insegnante di Tecnologia che - in questa impostazione curricolare - viene affidato il compito di “presidiare” questo ambito di saperi e di competenze, facendone oggetto della propria ricerca didattica, metodologica e disciplinare.

Non mancherà chi vorrà ricavare dalle Indicazioni la legittimazione del vecchio (e ancora tanto diffuso) approccio secondo cui la Tecnologia debba avere un ruolo di semplice supporto alle altre discipline, fornendo loro materiali, strumenti, dispositivi, ecc.

Al contrario qui si vuole sottolineare come diventi essenziale che il cittadino dell’attuale società dell’informazione e della conoscenza - dove l’apprendimento si estende lungo tutto l’arco della vita - possieda le competenze essenziali e vitali (life skill) relative alle moderne modalità di apprendimento, largamente condizionate e modificate dalla diffusione planetaria dei media digitali.

lunedì 17 gennaio 2011

nuova manualità

Ci si aspetta che la Tecnologia - come materia scolastica, particolarmente nella scuola media - si prefigga lo scopo di potenziare la manualità dei ragazzi. Cercherò di spiegare perché non sono tanto d'accordo con questa impostazione.

Sono convinto che la manualità sia una facoltà importante e che sia una componente fondamentale nella crescita e nella maturazione di un individuo. Mi sembra che, se con manualità intendiamo una attitudine ad usare le proprie mani per eseguire operazioni di diversa e crescente complessità, il suo potenziamento vada perseguito non dalla sola Tecnologia ma da tutte le materie scolastiche - in un'ottica trasversale e transdisciplinare (un po' come succede nella scuola materna e nella scuola primaria).

Il fatto è che dalla Tecnologia è lecito aspettarsi un contributo qualitativamente e quantitativamente superiore in questa direzione. Ad esempio, compito della Tecnologia è comprendere gli artefatti - strumenti, macchine, sistemi tecnici - e studiare i modi di interazione tra essi e l'uomo. Nella società attuale, caratterizzata dalla diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, la Tecnologia si deve interessare ai nuovi media, ai nuovi strumenti, e alle relative interfacce. Occorre tenere conto del fatto che il computer è una macchina che necessita e favorisce un elevato grado di astrazione e di simbolismo, favorendo quindi una manualità e una operatività di tipo nuovo. L'interazione uomo-computer assume quindi un'importanza crescente e sostituisce gradualmente le tradizionali forme di interazione e di interattività imponendosi come oggetto di attenzione e di studio per una moderna Tecnologia.

giovedì 6 gennaio 2011

Tecnologia e scuola di base



Chi in Italia insegna Tecnologia nella scuola media - come il sottoscritto - conosce le alterne fortune di questa materia, non sempre valorizzata adeguatamente dai decisori ministeriali e più di una volta anche a rischio di definitiva estinzione. Ho come l'impressione che, in aggiunta a questa condizione ambientale non certo favorevole, sia purtroppo diffusa tra gli stessi insegnanti una certa incertezza e indecisione se vi siano e su quali siano le ragioni forti a sostegno della conservazione - o addirittura del potenziamento - del suo insegnamento nella scuola di base (sia primaria che secondaria di primo grado).
Chi è convinto - come lo sono io - che si tratti al contrario di una materia fondamentale per la formazione integrale della persona non può che sentirsi in dovere di fare luce su questa importante questione e cercare di colmare tale grave lacuna.

Consideriamo brevemente quali siano le ragioni più spesso portate a sostegno dell’insegnamento della Tecnologia.
1. Tali ragioni sembrano a volte derivare dalla decisa caratterizzazione tecnologica dell'ambiente e della società in cui viviamo, al punto da ricorrere - per indicare questa configurazione sociale, culturale ed economica - alla nota espressione di 'società della tecnica'. Per cui, in sostanza, risulta imprescindibile per il cittadino di oggi e ancor più di domani una adeguata dotazione culturale relativa all'ambito tecnologico; solamente padroneggiando opportune categorie concettuali - quindi - si potrebbe esercitare in modo consapevole il proprio diritto / dovere di partecipazione alla gestione del bene comune in una società fortemente impregnata di tecnologia.
2. Altre volte tali ragioni vengono individuate nei fondamenti teorici e pratici dell'ambito professionale di appartenenza dello stesso docente - elettronica, meccanica, ingegneria, architettura, agronomia, informatica, ecc. - attribuendo all’insegnamento della Tecnologia un importante valore formativo in quanto propedeutico nei confronti di percorsi di studio  - e professionali - in ambiti lavorativi di tipo tecnico o tecnologico. Quasi che insegnare la Tecnologia a dei giovani (o giovanissimi) dovesse avere un valore e un significato propedeutico o preparatorio all'esercizio, un domani, di una qualche professione. E come se bastasse a giustificare la sua presenza nel curricolo della scuola di base, una presunta spendibilità pratica di questa materia, indipendentemente dal suo più o meno ampio potenziale pedagogico.

Mi propongo invece con questo breve contributo - senza voler del tutto negare la validità delle impostazioni sopra accennate - di suggerire alcuni argomenti che ritengo fondamentali e necessari per avvalorare definitivamente una significativa presenza della Tecnologia tra le materie che costituiscono il curricolo della scuola di base.

Va dunque affermato con decisione quanto segue: la dimensione tecnica dell'agire umano rappresenta un tratto talmente profondo ed essenziale dell'animale uomo da qualificarne addirittura la sua stessa apparizione sulla terra. In altre parole - come sostenuto e efficacemente argomentato, ad esempio, dall’antropologo tedesco Arnold Gehlen - nell'ampio orizzonte delle facoltà mentali e delle conformazioni culturali riferibili all'uomo, un posto centrale è occupato dall'azione, intesa come fare costruttivo di un essere aperto al mondo e incapace, costituzionalmente, di vivere con mezzi puramente organici e naturali.
Questa concezione - che riconosce nell'agire tecnico qualcosa di distintivo della stessa costituzione umana - rappresenta quindi un superamento di quelle visioni che colgono nella tecnica prevalentemente o esclusivamente la dimensione funzionale e utilitaristica, che pure è presente.
Si tratta in primis di riconoscere chiaramente il ruolo svolto dai bisogni come spinta per l’azione dell’uomo. Bisogni che solo agli albori della civiltà sono legati alla sopravvivenza e alla sussistenza, e che - con il progredire della specie umana - assumono sempre più spesso la connotazione di desideri. E’ infatti la cultura caratteristica di una data società in una data epoca a definire l’idea - largamente diffusa e comunemente accettata - di benessere o di bene comune; ed è verso il suo raggiungimento o il suo potenziamento che si orientano di volta in volta i desideri dei singoli o dei gruppi sociali spingendo quindi l’uomo ad una incessante azione creatrice e trasformatrice.

Accettare questa opzione antropologica di fondo significa quindi promuovere un approccio pedagogico secondo il quale alla formazione integrale della persona  non possa che concorrere anche l'insegnamento di una materia - come la Tecnologia - che ponga al centro della propria ricerca metodologica e disciplinare una riflessione sull'agire tecnologico, le sue motivazioni, conseguenze, implicazioni; e le sue interconnessioni con gli altri ambiti in cui si esplicano le innumerevoli e straordinarie facoltà dell’uomo.