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martedì 17 settembre 2013

Scienze o tecnoscienze? - 3/3


Da questa breve ma significativa rassegna di casi e di fenomeni in atto crediamo di poter ricavare sufficienti elementi per fondare una proposta, indirizzata a tutto il mondo della scuola e particolarmente agli insegnanti e/o ai ricercatori disciplinari di area sia scientifica che tecnologica. Tale proposta consiste nell’assumere la pratica scientifico tecnologica come oggetto discipinare sostanzialmente unitario e orientare la ricerca progressivamente, ma con decisione, sul dominio disciplinare che resta definito e individuato da questa assunzione di fondo.


Presupposti della nostra proposta sono:
a) sul piano fenomenologico, l’opportunità, se non addirittura la necessità, di considerare la pratica scientifica e la pratica tecnologica, così come si svolgono quotidianamente nei laboratori in cui operano scienziati e ingegneri, come aspetti o momenti di un fenomeno sostanzialmente unitario - ancorchè complesso e ricco di dettagli significativi - a cui ci si può riferire con l’espressione ‘pratica scientifico tecnologica’;
b) sul piano della ricerca disciplinare e didattica, la volontà di superare antiche distinzioni, spesso solamente formali, tra la pratica scientifica e la pratica tecnologica; e di assumere la ‘pratica scientifico tecnologica’ unitaria (e non più quindi le pratiche considerate separatamente di ipotetici ‘scienziati’ o rispettivamente ‘ingegneri’), come oggetto disciplinare primario al quale applicare e rivolgere i metodi e gli strumenti di indagine della ricerca ad ogni livello: ricerca epistemologica, ricerca metodologica e ricerca didattica.

Quali effetti potrebbe avere un simile cambiamento di prospettiva? Attualmente la ricerca disciplinare in campo scientifico e tecnologico appare caratterizzata, soprattutto nella sua articolazione attigua o interna al mondo dell’istruzione, da eccessiva frammentarietà e disorganicità: tra l’altro sono rari i luoghi e le occasioni per un confronto faccia a faccia tra gli studiosi e gli esperti di questi ambiti disciplinari. Una graduale ricomposizione tra i due ambiti, adesso per lo più distinti e scarsamente comunicanti, favorirebbe l’allargamento della comunità degli studiosi e renderebbe più frequente l’incontro, il confronto, l’avanzamento della ricerca.

Va detto che la scuola primaria, ontologicamente meno esposta al ‘virus’ disciplinare, possa essere assunta come modello di integrazione virtuosa tra saperi diversi, almeno sul piano della pratica didattica. Inoltre ci pare che la proposta di cui sopra sia coerente con alcuni significativi orientamenti della politica scolastica italiana degli ultimi anni, a sua volta condizionati dalle decisioni comunitarie. Si è infatti manifestata una tendenza ad un avvicinamento - sia sul piano epistemolgico che sul piano della ricerca e della pratica didattica - degli ambiti disciplinari della scienza e della tecnologia.

Un primo esempio di questo fenomeno è offerto dalla definizione, nell’ambito delle indicazioni per l’assolvimento dell’obbligo dell’istruzione e in recepimento di direttive comunitarie, dell’asse culturale scientifico-tecnologico - accanto all’asse dei linguaggi, a quello matematico e a quello storico-sociale - caratterizzato dalle seguenti competenze: osservare, descrivere ed analizzare fenomeni, come approccio al processo di conoscenza della realtà naturale e artificiale e riconoscere nelle sue varie forme i concetti di sistema e di complessità; analizzare qualitativamente e quantitativamente fenomeni legati alle trasformazioni di energia a partire dall’esperienza; essere consapevole delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie nel contesto culturale e sociale in cui vengono applicate.

Un secondo esempio è offerto dalle proposte contenute nelle diverse versioni delle indicazioni nazionali per il curricolo. In particolare nelle “Indicazioni per il curricolo” (Fioroni, 2007), dove veniva istituita formalmente l’area disciplinare matematico-scientifico-tecnologica, e nelle recenti “Indicazioni Nazionali per il curricolo” (Profumo, 2012). E’ significativo come nel già citato documento del MIUR relativo alle “misure di accompagnamento”, si trovi un esplicito riferimento ad alcuni elementi che - su un piano squisitamente epistemologico - accomunano le scienze e la tecnologia; si legge infatti a pag. 10 “Ogni disciplina, dunque si offre alla ricerca dei docenti, carica di suggestioni culturali (si pensi al valore ‘identitario’ della storia, della geografia, dell'arte, della musica, della religione, ecc,  ma anche alla loro indispensabile apertura all' ‘alterità’), di stimoli cognitivi (si pensi alla dimensione esplorativa, sperimentale, ermeneutica delle scienze e della tecnologia), di richiami all'attivazione di forme di comunicazione e di espressione e non semplicemente abilitative (come nell'educazione fisica, nella musica, in arte e immagine).”

Una nuova stagione di ricerca

La scuola italiana, al pari della società italiana, si trova di fronte ad alcune sfide culturali che possono modificare in profondità il nostro sistema scolastico e condizionare il futuro del nostro paese. Una di queste sfide riguarda l’insegnamento delle scienze e della tecnologia, che non possono più procedere parallelamente, riproponendo antiche e ormai superate separazioni, ma che devono recepire i risultati della migliore ricerca sociologica e antropologica contemporanea per dare vita ad una nuova alleanza disciplinare che si può riassumere nell’espressione “tecnoscienza”. Sia i più recenti orientamenti di politica scolastica (aree disciplinari, assi culturali, scienze integrate, ecc) sia la stessa pressione sociale sembrano concorrere a questo auspicabile risultato. Restano da superare vecchie abitudini culturali e da abbattere antichi steccati disciplinari - più forti, crediamo, nella cosidetta scuola media - per dare vita ad una nuova comunità di ricercatori e di studiosi, all’interno della Scuola ma non solo, impegnati nella ricerca su un dominio disciplinare integrato che aspetta solo di essere indagato.

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